Con il passare del tempo ho capito che l’espressione «accogliere il paziente» assume diversi significati e una diversa profondità nelle varie fasi della terapia. Inizialmente significa accettarlo nella sua diversità, ma poi vuol dire ripercorrere i propri vissuti contemporaneamente a lui. Significa comprendere il modo di essere del paziente come il risultato di un tentativo di sopravvivenza, senza preconcetti, giudizi o urgenza di darsi spiegazioni psicologiche.
Significa «stare assieme»…
ll libro testimonia le difficoltà diagnostiche e terapeutiche incontrate con pazienti adulti che hanno conservato nel loro inconscio residui di autismo, pur avendo sviluppato una vita sociale e professionale nella norma.
A seguito di avvenimenti emotivamente significativi, queste esperienze primitive nascoste possono manifestarsi con crisi acute di disgregazione del Sé.
Come mettersi in contatto con il paziente e con il suo mondo primitivo, di fronte ai vissuti di terrori esistenziali? Come tradurre le emozioni in parole? Come accogliere i pezzi frammentati del paziente, riconoscere gli elementi grezzi in cerca di significati e decifrare i segni corporei per trasformarli simbolicamente?
La prima parte del libro approfondisce aspetti teorici degli stati autistici e della loro evoluzione e comprende un’interessante trattazione dell’importanza della pelle in quanto contenitore e ricettore delle prime esperienze sensoriali nella costituzione del Sé.
La seconda parte è dedicata alla descrizione di alcuni casi clinici e dimostra gli ostacoli che l’analista incontra nel suo lavoro a causa di «carenze» nel Sé e dell’emergenza di vissuti primitivi di «non-essere». Per favorire lo sviluppo delle parti mancanti del Sé si rivelerà necessaria una modificazione della tecnica analitica classica in cui il controtransfert diventerà lo strumento terapeutico di maggiore efficacia.