Prefazione all’edizione italiana di Marco Alessandrini
Ogni cultura sceglie malattie in cui la sofferenza fisica o psichica appare particolarmente terribile, in modo da farne le rappresentazioni simboliche delle paure fondamentali dell’essere umano: paura di morire e paura di perdere la ragione. Il nome stesso di queste malattie finisce per diventare il tramite metaforico utilizzato per significare l’innominabile, la morte e la follia. Il XX secolo è, dal punto di vista della storia culturale della follia, il secolo della schizofrenia. Il libro di Garrabé la descrive parlando non solo di segni e di sintomi, ma di figure e biografie di psichiatri e di pazienti, attraversate da correnti filosofiche e scientifiche, da tensioni individuali, intrafamiliari, collettive. Tutto ciò non costituisce, così come potrebbe sembrare, un elegante esercizio di storia delle idee, bensì un modo di fare psicopatologia, cogliendo nella schizofrenia la sua natura ampia e mutevole, la natura del processo interattivo tra psichiatri e pazienti e, attraverso tale interazione, la natura del processo interattivo tra fattori più vasti: familiare, culturale, politico e sociale.