Esaurito
«Chi sono?», gli chiesi.
E il diavolo rispose:
«Parlando con licenza, sono i mancini»
I mancini sono «gente che non può fare cose diritte […] gente fatta a rovescio, e c’è persino da dubitare che sia gente».
Questo giudizio implacabile, espresso all’inizio del XVII secolo, riflette bene quello che i mancini hanno dovuto subire nel corso dei secoli.
La preminenza della mano destra è un pregiudizio che ha segnato con un’impronta indelebile la nostra struttura mentale. Verso qualunque ambito del pensiero – religioso o profano, dotto o popolare – ci rivolgiamo, la questione ritorna con un’evidente insistenza: alla mano destra tutti gli onori, tutti i privilegi, tutte le nobiltà; alla sinistra tutti i biasimi, tutti i compiti subalterni, tutte le viltà.
Individui malefici o degenerati, maleducati o delinquenti passibili delle più severe repressioni sociali, ma anche esseri d’eccezione, artisti geniali, i mancini non hanno mai lasciato indifferenti.
Oggi i mancini godono di un totale riconoscimento della loro singolarità e questa recente emancipazione costituisce, senza dubbio, l’ultima peripezia della loro strana e ricca storia.