Che la metafora, la musica, la poesia o l’arte figurativa possano illuminare in forma nuova non solo le esperienze limite della schizofrenia, ma l’intero sentire umano, è un’avventura che tocca nel profondo solo quando è un vivo sviluppo della realtà clinica. Traendo spunto da scritti di Philippe Chaslin, il dimenticato alieniste che nel 1912, indipendentemente da Bleuler, “scoprì” le schizofrenie denominandole però, per suo conto, “follie discordanti”, ecco allora quattro saggi, più uno introduttivo, che allacciano la psicopatologia fenomenologica alla psicoanalisi, lungo il filo di incessanti suggestioni che procedono dai romanzi di Musil alla musica di Schönberg, dai dipinti di Kandinskij a richiami filosofici o scientifici. Ripensare la schizofrenia, più che un libro, è un’esperienza che si immerge nel già noto per svelarne l’innovatività e l’attuale, esplorando con profonda leggerezza non solo i vissuti psicotici, ma i territori del sogno e del delirio, della sensorialità e del linguaggio, degli stati confusionali e dell’identità, alla ricerca delle determinanti emotive che sottendono ogni mente.