Nel presentare una tecnica del tutto innovativa, e i presupposti teorici che ne stanno alla base, il libro vuole innanzitutto far luce su troppi errori del passato, sia prossimo che remoto. Ricchi riferimenti storici indicano come fin da tempi lontanissimi l’uomo si sia impegnato nella ricerca di tecniche per favorire l’apprendimento dell’arte dei segni. Questo non ha impedito, però, che tutt’oggi siano in uso terminologie sbagliate e sgargianti, tecniche d’aiuto per lo meno inopportune nel loro procedere ammaestrante, che inevitabilmente hanno imprigionato la persona sulla sedia, costretta a ripetere all’infinito ciò che ha già fatto ieri e farà ancora domani.
Occorre muovere, invece, dalla disgrafia al disgrafico, alimentando processi sempre più idonei a una vera prestazione di aiuto.
Il metodo Prismograph vuole rivolgere le attenzioni alla persona che presiede al disordine grafico e che presenta difficoltà nella produzione e nella comunicazione segnica, con l’intento di fornire nuove opportunità per avviarla a realizzare un grafismo in cui il fraseggio plastico dei gesti possa riferire le ricche trame dell’universo comunicativo.