Per incontrare il mondo, per farlo veramente, faccia a faccia, dobbiamo essere pronti a mettere a rischio noi stessi, sfidare il pericolo. Dobbiamo camminare soli nella sua selvaticità, lontani dai nostri spazi addomesticati. Dobbiamo incontrare questo mondo alle sue condizioni, non con la corazza di una quattroruote o attraverso la mira di una Grande Teoria; dobbiamo avvicinarci disarmati, a piedi, carponi, per così dire, al creato.
Per amore della materia mette in questione le premesse della scienza moderna secondo cui il mondo è solo uno sfondo inerte per l’esistenza umana, invece che una presenza in sé comunicativa, capace di intrattenere una relazione dialogica con noi.
L’autrice ci invita a pensare e a promuovere un futuro che passi per l’ascolto e per il dialogo con tutti gli aspetti della realtà, anche se tradizionalmente considerati privi di un’intelligenza e di un significato propri. Esplorando gli effetti trasformativi di una sostituzione della premessa materialista con quella panpsichista, questo libro ci chiama a una sfida difficile, che scuote le più radicate abitudini in quanto intende superare le forme secolari dell’antropocentrismo, a recuperare la dimensione non umana dell’innamoramento, a lasciare aperte delle crepe in noi e allo stesso tempo lasciarci condurre nelle crepe del mondo.
La materia, ci ricorda F. Mathews, possiede già in sé tante virtù – a cominciare da quella comunicativa e sistemica – e il continuo tentativo umano di manipolarla è estremamente controproducente. Il mondo, molto spesso, non richiede interventi, ma solo il recupero della capacità di ascoltarlo, di non sottoporlo a una logica predatoria, di lasciarlo esprimere per quello che è. Di cantarlo, piuttosto che di spiegarlo.
Il libro mostra il nesso inscindibile fra la teoria panpsichista e la necessità di una nuova etica ambientale in un discorso di ampio respiro, che risulta magistrale nel gestire diversi registri, anche argomentativi, rendendo in un linguaggio semplice i problemi, talvolta complessi, della filosofia.