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L’octopus e i suoi simboli

  • Anno: 2016
  • Pagine: 168
  • Collana: Il bestiario psicologico
  • Formato: 13x21
  • ISBN cartaceo: 9788874873654
  • € 18.00
  • € 17.10

Il caos dei primordi era come il niente. Le cose erano tutte mescolate, poiché le più grandi erano nelle più piccole e viceversa. Lo spazio non era formato, né il sopra, né il sotto. L’interno non c’era, né il fuori. La lunghezza della notte era infinita e non esistevano né lo spesso, né il sottile. Tutto era come un octopus invisibile i cui tentacoli si abbarbicassero al vuoto. Un octopus pesante e minuscolo che un giorno si dilatò per ogni dove. Si dilatò fino a formare lo spazio con un’esplosione immane. Dall’inchiostro contenuto nel suo corpo si formò l’oceano e fu l’antenato di tutto, l’origine.

da un racconto tahitiano sull’origine del mondo

L’influsso delle immagini animali nutre la psiche. Ab origine, la personalità umana calibra il proprio processo identitario riflettendosi nello specchio delle altre forme di vita. Così essa mantiene in relazione gli opposti di cui è costituita: la permanenza degli istinti con la volatilità dello spirito, il bestiale con il divino, l’immanenza con la trascendenza. La sfera del sacro e il fenomeno della coscienza hanno in ciò fondamento archetipico. Di tale funzione simbolica il polpo (octopus) rappresenta un caso esemplare. Tra i più antichi abitanti del mare, l’octopus ha doti d’intelligenza e duttilità che lo rendono comparabile a mammiferi d’ordine superiore (fatto sorprendente per un mollusco), combinate a facoltà che in natura non hanno equivalente: polimorfo e policromo, esso vive in mimesi con il paesaggio sottomarino, vigilando con vista acutissima e mediante una sensibilità chimico-gustativa tramite cui analizza ogni evento delle acque intorno. Non stupisce allora che nella storia dell’immaginario esso rivesta un ruolo significativo, ben al di là di quel che comunemente si crede. Le immagini che l’octopus ispira ricalcano mimeticamente le vicende della coscienza, sostenendone le peripezie e compensandone l’unilateralità. Remote e aliene, ma non meno empatiche, le tracce mitiche dell’octopus tutelano fin dall’alba dei tempi il senso degli accadimenti umani, rinsaldando il vincolo con l’Anima del mondo.

autore

Federico de Luca Comandini

Psicoanalista diplomato presso il C.G. Jung-Institut di Zurigo, formato con D. Baumann e M.-L. von Franz. Associato alla IAAP (International Association for Analytical Psychology) e all’AGAP (International Association of Graduate Analytical Psychologists, Zurigo), è membro ordinario con funzione didattica dell’AIPA (Associazione Italiana di Psicologia Analitica). Tiene seminari e svolge attività di conferenziere in Italia e all’estero. Conduce ricerca sul simbolismo e in specie sui processi psicologici coinvolti nella facoltà immaginativa. In tale ambito è autore di numerose pubblicazioni, tra cui ricordiamo i volumi L’Immaginazione Attiva. Teoria e pratica nella psicologia di C.G. Jung (2002, curato con R. Mercurio), In dialogo con l’inconscio (2011) e Quattro saggi sulla proiezione. Riverberi del Sé nella coscienza (2013), entrambi con il contributo di R. Mercurio, D. Ribola e C. Widmann. Vive e lavora a Roma.

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