Passano le settimane, i mesi. In alcuni casi
la donna ha una bella rete di protezione
familiare intorno. Un lavoro che la può
attendere senza troppe pressioni,
e lei può decidere con serenità se rientrare
o prolungare l’assenza fino a che un asilo nido
o una nonna o una tata la possano
egregiamente sostituire. Il compagno non
solo la sostiene nelle sue decisioni, ma ha
già anche ordinato l’ultimo modello di
macchina station wagon (quella su cui sale
anche il cane che non perde un pelo) che
pagherà in contanti. Lei ogni tanto lascia
volentieri il bambino a qualcuno che se ne
occupa altrettanto volentieri ed esce con
le amiche: un abito nuovo, un film,
una mostra, una passeggiata nel verde.
Fantascienza.
L’esperienza di essere madre viene qui raccontata tenendo in considerazione anche quegli aspetti psicologici che di norma vengono taciuti, se non addirittura censurati, dal superficiale mito della madre «eternamente appagata e felice».
Depressione, momenti di rabbia, amarezza per rinunce, aspirazioni professionali non realizzate, stanchezza, solitudine sono tutti sentimenti che fanno della maternità un vissuto autenticamente umano, di pari dignità con felicità, commozione, dedizione e senso di autorealizzazione.
Una delle esperienze più profonde che possa vivere una donna viene qui descritta a tutto tondo, in una complementarità delle parti luminose con i lati d’ombra. Con saggezza, ironia, cognizione di causa.
Madri, madri celebri, madri protagoniste di opere letterarie e artistiche, madri che della maternità hanno voluto capire di più tramite gruppi di arteterapia: una galleria di ritratti molto rassicurante per quelle donne che convivono con i sensi di colpa legati ad alcune emozioni «negative» suscitate dalla maternità.