Perché quando sono da solo mi sento in prigione, e quando sono con altre persone mi sembra che siano loro a imprigionarmi?
Una domanda tra tante alle quali il libro cerca di dare una risposta. Una per tutte per esprimere il malessere tra i più diffusi. Mai come a partire dalla metà del XX secolo si è sentito parlare così tanto di solitudine e di isolamento. L’angoscia dell’essere umano separato e solo – bambino e adulto, uomo e donna, giovane e vecchio -, più separato e più solo a causa dei trasferimenti, dei traslochi, degli sradicamenti, delle crisi delle famiglie e delle comunità alle quali apparteneva un tempo, affiora dappertutto. Nicole Fabre si interroga sulle cause e sulle implicazioni della solitudine a seconda che sia subita, scelta, ricercata, desiderata, evitata o coltivata. Attraverso la distinzione delle sue diverse forme, analizza in profondità il vissuto di solitudine di chi la sperimenta ogni giorno, di chi ha imparato ad avvicinarla, di chi addirittura sa cercarla in mezzo a una folla e perfino accoglierla quando sopraggiunge inopinatamente nella sua vita. E di chi sa contenerla e costruirci sopra la propria casa.