Soltanto avvicinandosi alle rive dell’inconscio, laddove le fiabe sono nate,
è possibile comprenderle.
Perfino nel mondo delle fiabe sono pochi i racconti che esprimono tanta sofferenza e crudeltà incomprensibile. Quello narrato ne “La fanciulla senza mani” è un mondo in cui nessuno dei personaggi coinvolti ha intenzione di causare dolore all’altro, eppure una tragica necessità impone un’azione mostruosa: la mutilazione della propria figlia. In seguito, fatali falsificazioni di messaggi provocano la fuga e l’esilio.
Perché mai – sembra chiedersi la fiaba – bisogna sopportare una simile sofferenza prima che, come per miracolo, giungano salvezza e felicità?
Perché spesso è necessario un lungo periodo di separazione e di esilio prima di ritrovarsi insieme a casa?