Valentina una bimba di quattro anni, i suoi problemi, sua madre e una terapeuta-testimone che racconta. La storia della bimba delle lumache attira il lettore nel processo terapeutico senza farsene accorgere, i collegamenti fondamentali arrivano puntuali ma mai scontati, la dimensione linguistica attiva una forte curiosità per quel che accadrà. Siamo all’interno di un resoconto clinico dettagliato ma è come se leggessimo un romanzo fluido e scorrevole. Tra i gesti ripetitivi della quotidianetà, lo sguardo frettoloso all’orologio, lo squallore di un panino un po’ stantio, la ricerca dell’auto alla fine della giornata, emergono frammenti di racconto che fanno tornare in primo piano i problemi di Valentina. Questi momenti, in cui la terapia irrompe nel quotidiano, sono fondamentali nella comprensione profonda del malessere sopportato e di tutte le sue diverse sfaccettature. Attraverso la tortuosità del percorso terapeutico il lettore coglie nitidamente, oltre allo svolgersi dei fenomeni, lo spessore umano della sofferenza, della difficoltà di chiedere aiuto e dell’opportunità di offrirlo.
