«Mai come in questo momento sento l’angosciante vuoto affettivo della mia esistenza, non è il bisogno di mamma e papà, non è il bisogno del tuo affetto, non è il bisogno dell’affetto di una donna, ma è il bisogno dell’affetto come condizione ideale di rapporto fra gli esseri umani, il bisogno dell’affetto come progetto di speranza e di crescita materiale e spirituale di un gruppo di esseri umani, il bisogno dell’affetto come evoluzione individuale».
M. Piatti
Un regalo di Natale, un dono speciale. Marco, l’ex-paziente, schizofrenico, regala ad A. Pianarosa, la sua ex-analista, il proprio diario. «Scrivo per non scomparire», afferma l’autore, che fin dalle prime righe si rivelerà un filosofo, un letterato, un umanista finissimo, «e la scrittura si dipana attraverso il porre questioni sulla natura del bisogno e sulla difficoltà dello scambio affettivo, in un tentativo continuo di arrivare al centro del problema attraverso le onde delle definizioni, delle classificazioni, degli elenchi. E l’autore non scompare… riuscendo a oltrepassare il blocco espressivo e a rendere comunicativo il disagio psichico», commenta Pianarosa.
Una scrittura limpida e autentica, concisa e ordinata. Un’autoanalisi per fare e raccontare l’ordine interiore; un tentativo, eccezionale, di dare forma al contenuto profondo per comunicare vissuti ed emozioni. Al diario si aggiungono i sogni fatti nello stesso periodo di tempo, commentati da D. Ribola. Un altro dono raro: assieme alla scrittura, i sogni ritraggono i vissuti a tutto tondo, correlando le loro manifestazioni consce e inconsce.
«Dietro queste immagini e queste parole ci sono anni di sofferenze, di problemi, di speranze, di delusioni, di evoluzioni e ricadute», compendia Ribola. «Ma alla fine c’è un’anima che ha vissuto, che sta attraversando con tutta la propria vitale individualità il grande enigma dell’esistenza».