«Il silenzio è sempre presente in una seduta di analisi e i suoi effetti sono altrettanto decisivi di una parola effettivamente pronunciata. Che si tratti del silenzio del paziente o di quello dello psicoanalista, di un silenzio cronico e effimero, di un silenzio di resistenza o di apertura all’inconscio, esso costituisce un fatto analitico di primaria importanza nello svolgimento della cura […]. Saper non dire nulla quando l’occasione lo richiede, è in definitiva un modo di ricordare, meglio ancora, di mostrare il silenzio della psiche. Tacere, quando occorre, significa riconoscere che l’inconscio è innanzitutto un discorso senza parole».
Dalla Presentazione di J.-D. Nasio
Il silenzio, dunque, è tutt’altro che silente. I tre importanti contributi post-freudiani (Theodor Reik, Sophie Morgenstern e Robert Fliess), gli scritti di analisti provenienti da diverse correnti di pensiero, lo spazio dedicato all’osservazione clinica, i principali estratti dalle opere di Freud e Lacan e una bibliografia esaustiva sull’argomento permettono al lettore di conoscere i progressi della ricerca relativa al silenzio, quel luogo che dà origine alla parola.