Che cosa ha comportato l’introduzione del Gioco della Sabbia negli schemi tradizionali che da sempre hanno dato ordine alla relazione analitica? La trasformazione del setting ha stimolato una più acuta attenzione a certi temi classici, rinnovati dallo «spiazzamento» che porta a concepire il Gioco della Sabbia come uno strumento preverbale, da poter utilizzare all’interno di uno spazio codificato. Estraneo al setting tradizionale e invadente per la sua visibilità, il Gioco della Sabbia ha provocato riflessioni e confronti su tematiche condivise da chiunque si rivolga con interesse alla vita più segreta della psiche. I temi trattati nel volume, che raccoglie contributi di alcuni analisti junghiani, riguardano la funzione del setting, i primi incontri, l’elaborazione del controtransfert, la ridefinizione di «agito» e dell’ascolto analitico, il processo simbolico, l’attenzione al corpo del paziente e a quello del terapeuta, la relazione con i sogni. Due contributi presentano il punto di vista più attuale delle neuroscienze sulla memoria e relativamente alla percezione dell’altro, nonché la teoria di Wilma Bucci del Codice Multiplo, per l’osservazione della comunicazione emotiva del paziente. Il Gioco della Sabbia è stato introdotto da Dora Kalff, analista allieva di Jung. Gli elementi che costituiscono il Gioco della Sabbia sono: un contenitore dalle dimensioni standard che contiene sabbia, e un insieme di oggetti vari, dalle miniature che riproducono elementi della vita quotidiana, a elementi naturali (sassi, conchiglie, animali, acqua) a elementi «astratti» quali colori, paste lavorabili, ecc. Nel contenitore possono essere costruite scene con gli oggetti disponibili, ma anche solo con la sabbia, a scelta libera. Metodica molto duttile e ricca, il Gioco della Sabbia ha avuto nel tempo varie interpretazioni e usi, anche estranei alla terapia analitica.