Su quale strumento siamo tesi?
E quale violinista ci regge in mano?
Oh, dolce canto!
Rainer Maria Rilke
Milioni di persone sono state toccate nel profondo dell’anima da una fuga di Bach o da una ballata di Chopin, e altre lo saranno nei secoli a venire. Qual è il segreto del fascino che la musica esercita su di noi? Quali corde del nostro essere sfiora il suo suono per farci sentire così profondamente rapiti? Jörg Rasche ne offre un’inedita interpretazione dal punto di vista psicologico. Specchio dell’anima, la musica riflette le strutture archetipiche della psiche e la loro costellazione nella storia. Dando voce a sensazioni personali, essa è nel contempo l’espressione di sentimenti collettivi e rappresenta temi psichici caratteristici dell’epoca. Il canto gregoriano è pura adorazione, in Bach fanno la loro comparsa le voci interiori, in Beethoven l’Io scopre la sua Ombra e l’individuazione si impone come tema e compito… Nella musica si mantengono intatte, una volta entrate a farne parte, intere dimensioni della vita psichica: la singola voce, la molteplicità di polifonia, la sintonia, il pensiero che si relaziona e si fa responsabilità reciproca. Il leone verde, potente simbolo della trasformazione psichica dell’opus alchemico, fa qui da Cicerone nel passato dell’umanità, scandendo i passaggi storici e contrassegnando i cambiamenti che essi hanno prodotto nella psiche.