«[…] A questa poesia assurdamente dolorosa che è la schizofrenia, a questo dolore assurdamente poetico nel suo restare, pur se spento, acceso, e pur se apparentemente “appiattito”, del tutto vivo, dedico questo libro. E in questo senso il mio è un libro d’echi: un libro di emozioni rese eco. Un libro dedicato a esplorare una particolare forma di poesia, quella forma che è l’emozionalità umana nel suo incarnarsi in modalità vivibili. Un libro che è libro d’echi in quanto è esso stesso eco. Anzi, in quanto ciascuno di noi è, o meglio può accorgersi di essere, eco a se stesso: insieme di affetti-sensazioni che non sappiamo e non sapremomai come afferrare e come dire […]. Perciò anche se attraverso strade diverse da quella percorsa da Hölderlin, e anche se attraverso strade diverse da quella percorsa da questo libro, ciascuno di noi è, come Hölderlin, quanto le sue poesie e quanto questo libro, eco a se stesso: eco che trasmuta e che risuona un corpo d’affetti».